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Assolutamente particolare, nel contesto della serie descritta, risulta questo esemplare, che non è stato inserito da Antonio Visentini nel citato "Prospectus Magni Canalis" … del 1742, dipendendo invece dall'identico scorcio del Canaletto che Constable (1962) indicava in collezione Erglaner di New York, e realizzato verso la fine del sesto decennio del Settecento.
Come in altri casi Giuseppe Bernardino Bison si misura direttamente con il massimo vedutista che Venezia ha potuto vantare durante il XVIII secolo e con la certezza propria del grande precedente egli restituisce l'immagine obiettiva dello scorcio lagunare, con una sorta di presenza fisica coinvolgente, sebbene l'invenzione non sia originale. Con i mezzi visivi filtrati dall'ausilio della riproduzione, Bison offre al viaggiatore del primo Ottocento il campo visivo spettacolare di una Venezia limpida e lontana, quasi che l'essenza dell' inquadrature canalettiane si rivelassero all'occhio moderno. L'artista non si dimostra per questo smarrito, ma anzi coglie una tutta originale verità di strada, con l'attitudine immediata che egli era propria nel descriverla. Così si spiegano le vivaci macchiette in primo piano, realizzate con verve anche nella scelta di affiancare a figure in abiti settecenteschi l'attualità della moda contemporanea, fino ad arrivare all'immediatezza descrittiva con la venditrice di caldarroste. Così come affascina il pittore quell'imbarcazione a vapore, indice di novità per una Venezia abituata al lento passaggio delle gondole.
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